Sistema idrico-fognario

IL SISTEMA IDRICO-FOGNARIO MEDIOEVALE

 

La storia

Il 26 giugno 1233 in un pubblico consiglio svolto nel palazzo pretorio di Soncino si dà il via ad un ambizioso progetto. I monaci cistercensi dei monasteri di Cerreto e di S.Maria della Cava (oggi Abbadia Cerreto nel lodigiano e Cavatigozzi nei pressi di Cremona) consentono alla comunità soncinese di aprire un acquedotto nelle loro proprietà in località Zermignano e condurre l’acqua nel comune di Soncino. In cambio viene chiesta la possibilità di usufruire di una parte dell’acqua per l’irrigazione. Il documento che sancisce questo atto giuridico viene citato dallo storico soncinese Francesco Galantino nella sua “Storia di Soncino” del 1870.

Perlustrazione di una tratto del sistema idrico-fognario medioevale

L’acquedotto parte dalla zona in cui sorge oggi la cascina di S.Germignano da uno dei numerosi fontanili esistenti tra Soncino e Fontanella. Un altro canale che parte dallo stesso punto è chiamato Acqua dei Prati, mentre l’acquedotto vero e proprio, detto Acqua dei Mulini o Roggia Comuna, raggiunge l’abitato di Soncino. Una volta entrato dalla porta di S.Martino, a nord dell’abitato, diventa un canale sotterraneo e, giunto sotto la piazza del Comune, si divide in tre rami. Ad ovest dà origine alla Roggia Bina (che alimentava le acque della Rocca sforzesca); a sud la Roggia Mormora o Mormorotto che alimenta il celebre mulino S.Angelo; infine a est la Roggia Castella, dal nome della contrada percorsa in cui esisteva il vecchio castello di Soncino.

Questi canali permettevano di fornire acqua pulita ad ogni casa del centro storico le quali possedevano delle piccole vasche per la raccolta appunto dell’acqua necessaria per gli usi quotidiani. Inoltre le rogge permettevano il funzionamento dei numerosi mulini, fonte di reddito per l’economia soncinese grazie alla produzione dei pannilana. Infine questi canali consentivano il corretto funzionamento della rete fognaria, composta da un condotto principale (chiamato Androna) e da altri secondari che collegavano i vari quartieri del borgo. I residui, poi, venivano convogliati nella parte meridionale dell’abitato per fertilizzare i terreni agricoli. L’Androna aveva alcuni tratti scoperti da dove era possibile penetrare con dei carri per la pulizia ordinaria, mentre tutto il resto dell’opera idraulica era interamente sotterraneo. Tale sistema fognario era talmente maestoso da farlo entusiasticamente paragonare, ad opera dello storico soncinese Paolo Ceruti nell’800, alla Cloaca Maxima dell’antica Roma.

Particolare di un tratto dell’Androna

Sappiamo ben poco degli esecutori di questo sistema fognario. Sempre il Ceruti ci tramanda i loro nomi: Gabriele Belfanti d’origine milanese e Mattia Boccacci soncinese: Oltre a ciò c’è il vuoto più assoluto. Anche i motivi che portarono alla realizzazione di questo manufatto ci rimangono oscuri. Bisogno di forza motrice per azionare i mulini? Necessità di un sicuro approvvigionamento idrico durante i numerosi assedi? Oppure una necessità di una migliore condizione igienica per evitare il sorgere di mortali epidemie? Non possiamo rispondere con certezza a queste domande poiché nessuno studio approfondito è stato finora condotto per far luce su questo immenso patrimonio della storia soncinese.

Il Galantino ci suggerisce il perché della scelta di un fontanile ed anche le probabili cause o meglio i compiti a cui serviva questo sistema idrico-fognario.

Al Belfanti dobbiamo il suggerimento e l’esecuzione di un acquedotto destinato alla pubblica igiene, all’industria, all’irrigazione, e che il consiglio generale di Soncino deliberò sul principio dell’anno 1233. A noi era impossibile far come Milano, estrarre cioè le acque dalla corrente del fiume che defluisce a levante del Comune, per una lunghezza di circa dieci chilometri. Se anche Brescia, gelosa dei suoi privilegi imperiali, l’avesse acconsentito, restava l’insuperabile difficoltà della differenza di livello dell’Oglio, con quello dell’altipiano su cui è situato Soncino, entro le mura del quale volevasi introdurre le acque. Per riuscirvi sarebbe occorso risalire, come fecero più tardi i cremonesi, ad aprire il canale attraverso campagne poste fuori dal confine del Comune: il che avrebbe reso condizionato il libero uso di quello ai rapporti più o meno amichevoli coi limitrofi paesi; circostanza di grande peso in epoche di cruente gare municipali. Il Belfanti dovette quindi restringere il suo piano entro la cerchia del nostro territorio, la cui configurazione, quasi a foggia di cono, con forte pendio verso la base, assai si presta perché da una sorgente aperta alla sommità, dopo breve cammino, le acque sieno già di tanto elevate da defluire dentro le case, e sui terreni circostanti“.

 Le perlustrazioni

Recentemente l’Associazione Castrum Soncini ha iniziato ad occuparsi della rete fognaria di Soncino cercando di perlustrare e documentare i tratti ancora esistenti oggigiorno. Innanzitutto è stato necessario recuperare un rilievo eseguito nel 1920 dall’ingegnere Pietro Simoncini in cui sono segnati tutti i canali sotterranei di Soncino. Dopo le prime perlustrazioni si sono comunque già rilevate alcune discrepanze con la realtà odierna. Sono stati percorsi alcuni tratti sotterranei che danno l’idea della perizia tecnica occorsa per la realizzazione. Canali tutti in mattoni con volta a botte e fondo pure in mattoni legati con calce. Un paio di metri la larghezza per un metro e settanta centimetri di altezza, ma esistono punti, non ancora perlustrati, in cui le dimensioni sono molto maggiori.

Perlustrazione di un canale fognario

In particolare si è perlustrato l’ultimo tratto dell’Androna, situato sotto l’ex filanda, in cui esiste un cunicolo alto in certi punti più di due metri e con la stessa larghezza. Le strutture sono tutte in ottimo stato di conservazione anche se ancora oggi sono percorsa da acqua e da scarichi più o meno leciti. In effetti l’esistenza di un sistema così intricato di canali sotterranei non più ripuliti può provocare la stagnazione dell’acqua e di detriti, causando anche spiacevoli inconvenienti dal punto di vista della staticità dell’intero dosso su cui sorge il paese. E’ incomprensibile come non esista al giorno d’oggi una mappatura completa ed esatta del sottosuolo di Soncino, in particolare modo della rete fognaria antica. Ci sono ancora scarichi abusivi che utilizzano i vecchi condotti, mentre i canali di spurgo sono abbandonati quando potrebbero essere utilizzati di nuovo con particolari accorgimenti. Non è forse un caso che ben difficilmente il centro storico venga allagato da qualche acquazzone violento a differenza della periferia. Il sistema di deflusso delle acque in eccesso funzione ancora dopo più di 700 anni dalla sua costruzione.

Particolare di concrezione calcaree che hanno creato una sorta di piccola grotta naturale

Ora è necessaria, accanto alla perlustrazione, una ricerca approfondita negli archivi, da una parte per analizzare tutti i lavori pubblici e privati che abbiano potuto intaccare la struttura in questione, dall’altra per saperne di più sui realizzatori dell’opera idraulica e i motivi che hanno spinto alla sua realizzazione.

 

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